IL TRIANGOLO DELLE BERMUDA
Fra le scomparse più celebri, quella del volo 19, cinque aerosiluranti statunitensi partiti da Fort Lauderdale (Florida) il 5 dicembre 1945 per una normale esercitazione che non fecero più ritorno insieme con l'idrovolante inviato per le ricerche. Ma abbondano gli episodi di navi scomparse o trovate abbandonate con il cibo ancora caldo nei piatti, aerei spariti senza aver lanciato alcun segnale di soccorso. L'assenza di relitti suffraga il mistero che circonda la regione e dà adito a svariate ipotesi: raggi mortali provenienti da Atlantide, rapimenti da parte degli UFO, forti correnti, fenomeni dovuti alla profondità marina.
Se per le prime cronache possiamo parlare di imprecisioni, distorsioni o superstizioni, altrettanto non può dirsi per i più recenti incidenti che, secondo una stima, hanno causato più di mille vittime solo nel trentennio 1945-1975. Incidenti uniti da un comune denominatore che li differenzia da tutti gli altri che avvengono in altre parti del mondo: pressoché nessuna traccia dell’accaduto, nessun relitto, nessun superstite. Dei mezzi e delle persone si sapeva con esattezza il luogo di partenza e la destinazione; si conoscevano particolari relativi al viaggio trasmessi per radio... poi il nulla!
Le cause delle misteriose sparizioni sono ancora ignote, anche se sono state formulate, come abbiamo accennato, molte teorie: c’è chi sostiene che in quell’area vi siano i resti di un' antica civiltà sommersa da circa 12.000 anni, l’Atlantide, e che i resti di misteriosi apparecchi generanti campi elettromagnetici costruiti da questa leggendaria civiltà siano ancora attivi, disturbando gli strumenti di bordo di navi ed aerei che si trovino a passare in quella zona. Questo però spiega parzialmente le sparizioni che solo in parte potrebbero essere dovute ad incidenti provocati dagli strumenti di bordo «impazziti». Alcuni studiosi sovietici hanno avanzato l'ipotesi che questi campi elettromagnetici modifichino il campo magnetico della Terra ed in determinate condizioni possano provocare spostamenti di navi ed aerei in altri punti del continuum spazio-temporale. In parole povere: navi e aerei sarebbero stati inghiottiti da un' altra dimensione in cui continuerebbero ad esistere. In effetti anche Einstein aveva parlato di universi paralleli e la sua Teoria del campo unificato potrebbe aiutare a far luce su questo mistero... L'ipotesi della scorciatoia spazio-temporale potrebbe trovar conferma in un ulteriore singolarissimo fenomeno osservato in quest’area: alcuni voli, il cui orario è costantemente monitorato e controllato, atterrano - dopo aver sorvolato queste zone - con un tale anticipo possibile soltanto se avessero avuto un vento di coda di circa 800 km/h! Nel Triangolo delle Bermuda, insomma, ci sarebbero dei buchi nel tempo che se presi di striscio causano solo deformazioni temporali, ma se presi in pieno producano la sparizione dell'intero velivolo.
Nei primi anni '70, uno strano incidente turbò l'intero aeroporto di Miami: è atteso il volo 727 della National Airlines, seguito come è prassi dagli uomini radar. Tempo perfetto e vento nella norma. Eppure ad un tratto l'aereo in avvicinamento sparisce dal radar. Vani tutti i tentativi di contatto radio. Poi dopo 10 minuti – quando già si pensa ad un disastro - i radar rilevano di nuovo la sagoma del 727. Il pilota dell'aereo è sorpreso per la preoccupazione della torre di controllo poiché il volo procede tranquillamente e l’aeromobile non ha problemi. L’unica stranezza viene notata appena l'aereo atterra: tutti i passeggeri, il pilota e l'equipaggio hanno nei loro orologi un ritardo di 10 minuti rispetto al tempo reale…
Al largo di Paradise Point, la punta occidentale dell'isola di Bimini. Il professor J. Manson Valentine, zoologo e archeologo dell' Istituto Oceanografico di Bimini, ha rinvenuto a 6 metri di profondità rovine risalenti ad almeno 8-10.000 anni fa. Blocchi di pietra indubbiamente lavorati dall' uomo, che avrebbero potuto far parte di strade ed edifici e che non è apparentemente assurdo collegare con il leggendario «continente sommerso». Altri propendono per la teoria degli UFO, come quel membro dei servizi costieri degli Stati Uniti che dichiarò al giornalista italiano Stelvio Tomei di credere all'esistenza di una base extraterrestre nelle profondità oceaniche. Qui gli alieni vivrebbero in un villaggio sottomarino e farebbero scomparire uomini e mezzi terrestri per le loro ricerche (Gazzetta del Popolo, Torino, 2 febbraio 1975). Altre teorie imputano le sparizioni e i ritrovamenti di navi senza persone a bordo all’opera di pirati, anche se invero molte delle navi ritrovate non erano state depredate del carico o degli oggetti di valore ed a bordo non vi erano tracce di colluttazioni o azioni violente. Questa ipotesi, comunque, non è valida per gli aeroplani! E comunque se tutte le sparizioni fossero imputabili ad incidente aereo, quella del triangolo sarebbe effettivamente una zona «maledetta»! Altri sostengono che la causa sia da ricercarsi nelle correnti marine che creerebbero vortici giganteschi che risucchierebbero in fondo al mare sia piccole imbarcazioni che grandi navi, e nei cicloni che sviluppatisi all'improvviso farebbero precipitare gli aeroplani.
La teoria delle correnti è sostenuta da Mel Fisher, esperto subacqueo e cacciatore di tesori sottomarini che si serve di un particolare strumento, il magnetometro potenziato, per individuare la presenza di metalli nobili e non sotto il limo dei fondali. Fisher ha trovato numerosi relitti di aerei e navi ritenuti da tempo introvabili e in base ai suoi ritrovamenti e allo stato di conservazione dei relitti sostiene che parte delle scomparse avvenute nell'area del Triangolo delle Bermuda siano state causate da bombe inesplose, siluri carichi o mine vaganti risalenti a guerre passate o ad esercitazioni attuali. Egli ritiene che l'individuazione dei relitti è resa problematica dal limo dei fondali, dalle correnti e dai così detti buchi blu. Migliaia di anni fa essi erano caverne che sorgevano fra i monti della terra ferma che, in seguito all'inabissamento di parti del globo terrestre, si sono riempite di acque e sono diventate i rifugi preferiti di grossi pesci e la meta ambita di coraggiosi sub. Essi si diramano in numerosi cunicoli a labirinto, al punto che molti pesci - una volta entrati - non riescono più a uscire e sono percorsi da correnti così forti da potersi equiparare a quelle di un fiume. Correnti che si manifestano in superficie con vortici capaci di risucchiare ogni cosa al loro interno, anche piccole barche. In effetti un oceanografo, durante una serie di rilevamenti sottomarini, trovò incastrato in un buco blu un peschereccio. Ma se i buchi blu possono spiegare la scomparsa di piccole imbarcazioni o barche a remi, non possono assolutamente essere responsabili della sparizione di navi o addirittura aerei.
L'idea dei cicloni potrebbe anch'essa essere plausibile se si riflette sul fatto che la maggioranza dei velivoli scomparsi sono aerei a elica o turboelica molto più lenti e con una tangenza di volo assai inferiore rispetto ai jets (che raramente sono stati coinvolti nelle misteriose sparizioni), perciò più soggetti alle conseguenze di violente turbolenze (soprattutto le cosiddette CAT, Clair Air Turbolence, Turbolenze in aria chiara che si riscontrano nella tropopausa, cioé nell'alta troposfera e nella bassa stratosfera).
Il mistero continua…
Ricordiamo gli episodi più eclatanti:
1840: nave mercantile francese Rosalie partita dall'Europa e diretta nei Carabi. Ritrovata senza equipaggio, in perfetto ordine, con tutto il carico nella stiva, le scialuppe al loro posto e un canarino in gabbia quale solo essere vivente. Non mancavano i pirati in quegli anni, ma perché avrebbero rapito le persone senza impadronirsi della nave e del carico?
1872: nave Mary Celeste avvistata da un bastimento inglese mentre va alla deriva. Anche in questo caso tutto in ordine: viveri, acqua, effetti personali dell'equipaggio. Solo la cabina del capitano appare sprangata, come se questi avesse voluto barricarvisi… ma, poi, da dove era uscito? La Mary Celeste trasportava un carico di alcool in botti, perciò si pensa dapprima ad un incendio, ipotesi poiscartata per la caratteristica dell'alcool di estinguersi dopo una breve fiammata. Forse tutti si sono gettati in mare presi dal panico alla vista del fuoco e non sono più risusciti a raggiungere la nave che si allontanava a vele spiegate?
1881: nave americana Ellen Austin. Viaggiando in pieno Atlantico del nord, in una regione che dovrebbe corrispondere al margine est del triangolo, la Ellen Austin incontra un bastimento a due alberi senza equipaggio ma perfettamente in ordine, con le vele ammainate e pronte per le manovre. Alcuni uomini della Ellen Austin vengono trasferiti a bordo della nave per prenderne possesso e rimorchiarla. Poco dopo le condizioni del mare peggiorarono, i cavi di rimorchio si rompono e i due scafi si perdono di vista. Dopo alcuni giorni l'Ellen Austin ritrova il bastimento… di nuovo deserto: tutti gli uomini trasbordati sono scomparsi! Altri volontari salgono a bordo della goletta, ma anche stavolta una tempesta divide i due natanti e, da allora, né il secondo equipaggio né il bottino saranno ritrovati.
Nella stessa epoca la nave da guerra inglese Atlanta - di ritorno in Europa dopo una crociera di addestramento - scompare insieme a tutti i 300 uomini che sono a bordo. L’ammiragliato inglese organizza una ricerca sistematica, ma senza esito.
1918: la nave da guerra Cyclops scompare misteriosamente nel triangolo con oltre 300 uomini dellaarina degli USA. Siamo in piena I Guerra mondiale, e tra le ipotesi della scomparsa c’è un possibile attacco di sommergibili tedeschi. Scrupolose indagini dopo la fine della guerra, però, porteranno a escludere questa eventualità.
1926: scompare nelle acque del triangolo la nave da carico Cottopaxy.
1931: il mercantile Stavenger trasmette per l'ultima volta la propria posizione mentre si trova ad est del Grande Banco della Bahamas. Tutto sembrava procedere regolarmente…
1945 (5 dicembre): durante una missione addestrativa 5 caccia Grumman Avenger decollano dalla base di Fort Lauderdale, circa 20 chilometri a nord di Miami, per andare a bersagliare un pontone situato sul basso fondale corallino che circonda il Grande Banco delle Bahamas. Devono poi percorrere una rotta a nord prima di tornare alla base. Poco più di un'ora dopo il decollo, compiuta l'esercitazione di tiro, i cinque aeroplani sono sulla via del ritorno, ma giunge a Fort Lauderdale un messaggio allarmante: il comandante comunica che non riesce a determinare la posizione, gli strumenti di bordo sembrano impazziti! Anche la costa della Florida, presumibilmente vicina, è scomparsa dalla vista. Il collegamento radio e a terra continua ma è presto chiaro che qualcosa di molto strano sta accadendo ai caccia in volo. Il capo squadriglia e gli altri quattro apparecchi viaggiano alla cieca, esaurendo fatalmente il carburante. Si interrompe anche il contatto radio. Dagli ultimi messaggi si suppone che la squadriglia sia finita sopra il golfo del Messico, ma non si comprende allora come i piloti non abbiano visto la terra sottostante dato che le condizioni del tempo sono buone e la visibilità perfetta. Il comandante della squadriglia, capitano Stivers, trasmette un ultimo messaggio: "Non sappiamo più dov' è l' ovest...è tutto così strano...l 'oceano non è più come dovrebbe essere...voliamo su acqua bianca...". (Il fenomeno dell'acqua bianca in questa zona venne già notato anche da Cristoforo Colombo e sarà osservato persino dagli astronauti). Decollano subito vari aerei di soccorso, tra cui un grosso idrovolante Martin Mariner, che iniziano a perlustrare la zona senza tuttavia sapere dove indirizzare esattamente le ricerche. La disgrazia è certa, a meno che qualcuno dei piloti non sia riuscito ad ammarare e a mettersi in salvo con lo speciale zatterino di cui ogni aereo è dotato. Come se non bastasse, presto il comandante dell'idrovolante Martin Mariner annuncia di essere in difficoltà a causa dei venti molto forti incontrati in quota. Nessun'altra comunicazione giungerà dal Martin Mariner che scomparirà come gli altri. A sera gli aerei perduti sono 6, mancano all’appello 10 uomini della squadriglia più i 13 membri dell'equipaggio del bimotore di soccorso. All'alba del giorno dopo inizia un'operazione di ricerca senza precedenti, con centinaia di aerei, navi, sottomarini e vedette della guardia costiera che proseguirà per diverse settimane… senza il minimo risultato!
1947:
un quadrimotore militare C-54 (sigla militare del Douglas DC-4) scompare con 6 uomini a bordo mentre è diretto a una base in Florida.Douglas C-54
1948: il quadrimotore passeggeri Avro Tudor Star Tiger scompare nei pressi delle Bermude con 31 persone a bordo. Le ultime comunicazioni radio non segnalano nulla di anormale, ma in seguito i contatti cessano e l'apparecchio scompare.
Avro Tudor Star Tiger
Un Douglas DC-3 della statunitense Airborne Transport Inc. proveniente da Puerto Rico e noleggiato da un'agenzia di viaggi di Miami con una quarantina di persone a bordo scompare poco prima dell’atterraggio. Questo incidente è clamoroso, perché si saprà che nell'ultimo contatto radio il pilota ha comunicato di essere ormai prossimo all'arrivo, anzi di intravedere già le luci della città. Tutte le ricerche effettuate, anche in questo caso risulteranno inutili.
1949: il «gemello» dello Star Tiger, lo Star Ariel, sparisce con 20 persone mentre vola dalle Bermude verso la Giamaica. Apparteneva come il precedente ad una compagnia aerea inglese (British South American Airways) che insinua l'idea di un sabotaggio organizzato. Non esiste però alcuna prova in proposito.
1952: un aereo da trasporto York Transport scomparve con trentacinque persone mentre era diretto a Kingston.
Avro York Transport
1951: una vecchia nave da guerra brasiliana, la São Paulo, viaggia al seguito di due grossi rimorchiatori con un piccolo equipaggio addetto alle manovre indispensabili del traino. Le condizioni del tempo obbligano uno dei rimorchiatori a sganciare le gomene per essere più libero di affrontare il mare. La mattina dopo, gli uomini del secondo rimorchiatore si accorgono che anche i loro cavi sono sganciati e che la São Paulo è scomparsa. Avvertite per radio, navi americane e inglesi coadiuvate da aeri iniziano le ricerche, senza trovare alcun relitto.
1954: ancora un aereo della U.S. Navy: un Lockheed Super Constellation partito da Patuxent River nel Maryland, in viaggio verso le Azzorre., scompare con 42 persone a bordo.
1963: la Marine Sulphur Queen, grosso cargo americano con quaranta uomini a bordo, viaggia all'uscita dal golfo del Messico quando un suo messaggio viene ricevuto per l'ultima volta. Considerando che doveva raggiungere un porto nella Virginia, si può arguire che avrebbe in seguito percorso lo stretto della Florida, seguendo la corrente del Golfo (passaggio obbligato per tutti i mezzi diretti a nord, e per giunta largo appena una cinquantina di miglia). Come si può svanire in questa zona sempre trafficata? Tuttavia la Marine non verrà più vista e non arriverà mai in Virginia. Per due settimane mezzi della guardia costiera americana perlustrano il mare a nord di Cuba. Solo un salvagente viene ripescato, ma ulteriori ricerche che non porteranno altri risultati.
Due jet cisterna Boeing KC-135 (sigla militare del Boeing 707) della USAF scompaiono 300 miglia a sud ovest delle Bermuda con 11 persone. Quando i loro rottami vengono rinvenuti nei pressi delle Bermuda si pensa a una collisione in volo, ma il ritrovamento di altri relitti, 160 miglia distanti, infittisce il mistero: se non si erano scontrati tra loro, perché erano precipitati simultaneamente?
1965: un C-119 dell'Air Force scompare senza spiegazioni dopo che il comandante, in perfetta calma, lancia un incomprensibile messaggio - «Roger. Miami overseas, 6567» - che non viene captato da Miami, come sarebbe normale, ma da New York… a una distanza di 1.300 miglia!
1966: il rimorchiatore Southern Cities traina una chiatta si 65 metri, carica di prodotti chimici e fertilizzanti. Alcuni giorni dopo il rimorchiatore smette di dare notizie e alcuni aerei della guardia costiera individuano la chiatta che non reca segni di danni. Nessuna traccia del Southern Cities e dei suoi uomini.
1967: svanisce nel nulla un aereo da trasporto Chase YC-122 durante un breve volo tra Fort Lauderdale e Bimini.
1968: il sottomarino nucleare americano Scorpion scompare mentre viaggia dalle Azzorre diretto alla base in Virginia. Il pensiero di 92 uomini imprigionati nello scafo tiene desta per giorni l'attenzione del mondo. Stavolta la perdita è troppo importante per la U.S. Navy che impegna una serie impressionante di mezzi per rintracciare il sommergibile. Solo dopo molti mesi si ha notizia che una nave appositamente attrezzata ha individuato il relitto un migliaio di chilometri a sud-ovest delle Azzorre. Ne danno conferma anche varie foto scattate sul fondale di oltre 3.000 metri su cui giace ciò che può essere lo Scorpion. In questo caso dunque non si può parlare di sparizione, ma le cause della sciagura come l'esito delle successive ricerche rimarranno chiuse in un geloso riserbo. Da quanto emerso tuttavia, sembra che la perdita del sottomarino non sia avvenuta propriamente dentro i limiti del cosiddetto triangolo.
Lo Scorpion in navigazione e una foto subacquea del relitto
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