DIMENSIONI, TARLATURE, BUCHI NERI E ANOMALIE GRAVITAZIONALI
Torniamo a parlare delle varie teorie che tentano di spiegare i fenomeni del Triangolo delle Bermuda e delle altre aree conosciute e temute per le numerose sparizioni di navi, aerei, persone ed animali.
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Stephen Hawking, uno dei maggiori scienziati viventi e fra i più brillanti epigoni di Einstein, ha dedicato gran parte dei suoi studi ai Buchi Neri (Black Holes) e le sue ricerche nell'ambito della relatività generale confermano la teoria del Big Bang all'origine dell'universo. Hawking sostiene l'ipotesi che il Big Bang sia derivato da una singolarità iniziale dello spazio-tempo, singolarità che rappresenta una caratteristica di qualsiasi modello dell'universo in espansione. Secondo la cosmologia quantistica di Hawking potrebbero esserci infiniti universi, coesistenti con il nostro, tutti collegati tra loro da una rete infinita di cunicoli spazio-temporali intercomunicanti. Il fisico Sidney Coleman afferma poi che tali cunicoli potrebbero a breve essere oggetto di esperimenti. Coleman ha sommato gli elementi di questa serie infinita ed ha ottenuto un risultato sorprendente: la funzione d’onda dell’universo – quella che, secondo Hawking, permette la collisione di altri universi - preferisce avere una costante cosmologica prossima allo zero (la costante cosmologica, indicata con la lettera greca lambda Λ, è il termine aggiunto da Einstein alle sue equazioni della Relatività Generale allo scopo di ottenere una soluzione statica per il modello cosmologico), proprio come ci si deve attendere per confermare l’ipotesi di infiniti universi paralleli. La ricerca di Coleman potrebbe dimostrare che i cunicoli spazio-temporali che collegano il nostro universo con un numero infinito di universi, sono fondamentali poiché impediscono al nostro universo di avvolgersi fino a formare una piccola sfera compatta o di esplodere scagliando la sua materia verso l’esterno a velocità vertiginosa. I cunicoli, quindi, fungerebbero da elemento stabilizzatore e che garantisce all’universo un relativo equilibrio.
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Dimensioni parallele e tarlature nell’universo.
Un tipico esempio che potrebbe comprovare l’esistenza dei cunicoli spazio-temporali è quello del Boeing 727 della National Airlines (già descritto nell’articolo sul Triangolo delle Bermuda) scomparso dai radar e ricomparso dopo una decina di minuti senza danni ma con tutti gli orologi a bordo rimasti indietro di 10 minuti. Dov’è stato l’aereo in quei 10 minuti? Di certo in una dimensione in cui il tempo è fermo. Probabilmente una curvatura spazio-temporale.
Per capirne un po’ di più è necessario accennare alla Teoria delle tarlature. Sappiamo che i buchi neri hanno una tale forza gravitazionale da catturare persino la luce oltre, naturalmente, a qualsiasi particella di materia arrivi nelle vicinanze. Attorno ad essi persino il tempo si ferma perché con l’aumento della velocità (o della gravitazione, il che è l’istesso) il trascorrere del tempo rallenta. Einstein insegna che se si raggiungesse la velocità della luce (299.792,458 Km/s), il tempo si fermerebbe e si passerebbe nell'iperspazio (che in effetti non è uno spazio, ma un mondo senza spazio e senza tempo). Dove finisce la materia che il buco nero inghiotte? Secondo il fisico John A. Wheeler, che ha formulato la teoria delle tarlature, i punti di partenza collegati, tramite l'iperspazio, con i buchi neri sono i cosiddetti buchi bianchi, che gli astronomi chiamano Quasar (radiosorgente quasi stellare, cioè una sorgente di onde radio rilevabile radioastronomicamente che ha l’aspetto simile ad una stella ma non lo è). Le quasar sono fonti energetiche potentissime nonché luogo di transito per materia ed energia trasportate da un buco nero attraverso l'iperspazio. Secondo Fred Hoyle materia ed energia, giunte nella quasar, vengono ricacciate fuori con la stessa potenza con cui erano state attratte nel buco nero. Wheeler immagina uno spazio che, pur essendo uniformemente piano fino alla grandezza atomica, presenta dei buchi a mo’ di spugna sotto: le tarlature. In base a questa teoria i buchi neri, proprio perché «fuori del tempo», possono fungere da luoghi d’accesso verso altri universi o dimensioni. Il matematico e fisico Roger Penrose, ampliando le teorie einstaniane, ritiene che tutto ciò che viene «inghiottito» dai buchi neri non cade nella singolarità che quelli costituiscono, ma «ci passa attraverso» per poi essere «spinto via» nella struttura spazio-temporale. Da tutto ciò deriva che i buchi neri possono essere visti come tarlature e lo «spazio» attraversato dalle tarlature, chiamato da Meckelburg super-spazio o iperspazio, comprende tutte le «strutture per ora comprensibili ed intelligibili solo al livello matematico e non nei termini normali della fisica, che stanno al di là del nostro universo quadridimensionale». In questo spazio non c’è né spazio, così come lo conosciamo noi, né tempo: perciò l’uscita può avvenire in qualunque tempo, indipendentemente da quando ha luogo l’entrata, e può avvenire in uno qualunque degli infiniti universi che la concezione del «multiverso» contempla.
Abbiamo già visto come Ivan Sanderson abbia individuato una rete di dodici anomalie magnetiche e gravitazionali (5 nell’emisfero boreale, 5 nell’emisfero australe, oltre ai Poli nord e sud)., che danno luogo ad anomalie magnetiche di tempo e di spazio, ad intervalli di 72° intorno alla Terra, situate al 36° latitudine nord e sud (tra latitudine 30º e 40º); La maggioranza di queste aree attive si estendono verso l’est delle masse continentali, dove le correnti calde dell’oceano, che salgono verso nord, s’incontrano con le correnti fredde che scendono verso sud. Inoltre si tratta di aree in cui le correnti di superficie girano da una parte, mentre le correnti sottomarine si volgono verso un’altra direzione. Le grandi correnti superficiali di marea, scorrendo tangenzialmente ed essendo influenzate da diverse temperature, creano vortici magnetici che pregiudicano le comunicazioni radio, il magnetismo, forse sconvolgono anche la gravità e, in particolari condizioni, possono provocare la scomparsa di mezzi marini ed aerei.
Riguardo all’ipotesi dell’uscita da una tarlatura che può avvenire in qualunque tempo a prova dell’esistenza di altre dimensioni, è interessante ricordare l’episodio dell’ammiraglio Richard Byrd. Byrd intraprese voli sopra i campi magnetici intensificati dei Poli e durante un volo sopra il Polo Sud nel 1929 trasmise un racconto apparentemente inverosimile: disse di essere arrivato, attraverso una luce nebulosa, in un’area di terra verde, con laghi non ghiacciati, e diceva di vedere enormi bestie simili a bisonti, altri animali, ed esseri che sembravano uomini primitivi!… Se nelle dodici zone prima menzionate si formano «buchi dimensionali», o «lacerazioni magnetiche nella cortina del tempo» che permettono il passaggio attraverso tarlature, la visione dell’ammiraglio Byrd fu una sorta di visione di come era il Polo Sud in un’epoca preistorica, in cui il ghiaccio ancora non si era formato e la superficie era ricoperta ancora da una fitta vegetazione (come, in effetti, i recenti studi geologici hanno confermati): l’aereo dell’ammiraglio avrebbe praticamente, per pochi minuti, viaggiato nel tempo, precisamente nel passato remoto del nostro pianeta.
Hawking ha osservato nel 1973 che alcuni buchi neri rilasciano particelle. Il che ci fa dedurre che si sono formati al momento dell’origine dell’universo, non solo con il collasso gravitazionale classico, ma per effetti di meccanica quantistica: teoricamente, ai buchi neri e bianchi dell’universo corrispondono, nel mondo dell’infinitamente piccolo, parliamo di grandezze inferiori a quella dell’atomo, i cosiddetti minibuchi neri e bianchi. Grazie a calcoli fisici sappiamo che un buco nero con massa iniziale pari a 10 volte quella del Sole, ruota attorno al proprio asse 1000 volte al secondo, ha un diametro totale di 60 km e, grazie alla forza centrifuga, presenta nel centro una galleria di circa 600 metri di diametro. Un ipotetico shuttle interdimensionale potrebbe utilizzare questa galleria, viaggiando ad una velocità pari a circa il 60% di quella della luce, così da adeguarsi a quella periferica del buco. Si può ipotizzare di poter «addensare» della materia, cioè aprire una tarlatura. Lo shuttle, quindi, costuirebbe nelle sue immediate vicinanze il minibuco nero che gli permetterà di entrare nell’iperspazio, si collocherà davanti al buco in uno «stato vibratorio ad altissima frequenza», fin quando le vibrazioni lo scuotono facendolo entrare in uno stato interdimensionale in risonanza con l’iperspazio presente all’interno della tarlatura. Una volta raggiunto quello stato o forma, lo shuttle potrà muoversi da una dimensione all’altra e all’uscita dalla tarlatura (o dal minibuco bianco) procedere s ritroso recuperando per mezzo delle vibrazioni il suo stato o la sua forma originari. (Infatti lo stato vibratorio ad altissima frequenza avrà modificato la forma dello shuttle prima che questo entri nella tarlatura, secondo il principio della relatività ristretta della contrazione delle lunghezze e della dilatazione dei tempi).
Siccome le varie dimensioni sono tra loro collegate per mezzo dell’iperspazio ovunque ed in qualunque momento, viaggiare tra le dimensioni significa anche viaggiare attraverso la quarta, cioè il tempo. L’inconveniente di tali teorie è che non prevedono un meccanismo di regolazione talché una volta usciti da una tarlatura non è possibile sapere in quale dimensione si sia giunti.
Riassumendo:
1)Esiste un iperspazio, in cui non esistono tempo e spazio, che può collegare qualunque punto di qualunque dimensione con qualunque altro punto di qualunque altra dimensione;
2)Esistono delle tarlature che, come punti di collegamento, permettono di entrare nell’iperspazio e di riuscirne in un qualunque punto di qualunque dimensione;
3)Siccome nell’iperspazio non c’è tempo, il viaggio dura solo il tempo necessario, cioé un tempo nullo, per andare dalla partenza all’ingresso della tarlatura e dalla sua uscita all’atterraggio;
4)Poiché nell’iperspazio non esistono distanze, nel medesimo tempo (equivalente a zero) è possibile raggiungere qualunque punto, indipendentemente dalla distanza che c’è tra le singole dimensioni;
5)Perciò per mezzo delle tarlature e dell’iperspazio è possibile raggiungere qualunque punto di qualunque dimensione, indipendentemente dalla distanza spaziale o temporale a cui si trova: in pratica è possibile compiere viaggi nel tempo e nello spazio, fin nei posti più remoti dell’universo.
È forse questo il segreto del Triangolo delle Bermuda e delle altre zone «maledette» del pianeta?
Sono queste tarlature le aerovie che permettono agli UFO di arrivare fin sulla terra?
Qualche intelligenza aliena o qualche intelligenza di una civiltà scomparsa sono state o sono in grado di «regolare» le entrate e le uscite attraverso le tarlature?
Un tipico esempio che potrebbe comprovare l’esistenza dei cunicoli spazio-temporali è quello del Boeing 727 della National Airlines (già descritto nell’articolo sul Triangolo delle Bermuda) scomparso dai radar e ricomparso dopo una decina di minuti senza danni ma con tutti gli orologi a bordo rimasti indietro di 10 minuti. Dov’è stato l’aereo in quei 10 minuti? Di certo in una dimensione in cui il tempo è fermo. Probabilmente una curvatura spazio-temporale.
Per capirne un po’ di più è necessario accennare alla Teoria delle tarlature. Sappiamo che i buchi neri hanno una tale forza gravitazionale da catturare persino la luce oltre, naturalmente, a qualsiasi particella di materia arrivi nelle vicinanze. Attorno ad essi persino il tempo si ferma perché con l’aumento della velocità (o della gravitazione, il che è l’istesso) il trascorrere del tempo rallenta. Einstein insegna che se si raggiungesse la velocità della luce (299.792,458 Km/s), il tempo si fermerebbe e si passerebbe nell'iperspazio (che in effetti non è uno spazio, ma un mondo senza spazio e senza tempo). Dove finisce la materia che il buco nero inghiotte? Secondo il fisico John A. Wheeler, che ha formulato la teoria delle tarlature, i punti di partenza collegati, tramite l'iperspazio, con i buchi neri sono i cosiddetti buchi bianchi, che gli astronomi chiamano Quasar (radiosorgente quasi stellare, cioè una sorgente di onde radio rilevabile radioastronomicamente che ha l’aspetto simile ad una stella ma non lo è). Le quasar sono fonti energetiche potentissime nonché luogo di transito per materia ed energia trasportate da un buco nero attraverso l'iperspazio. Secondo Fred Hoyle materia ed energia, giunte nella quasar, vengono ricacciate fuori con la stessa potenza con cui erano state attratte nel buco nero. Wheeler immagina uno spazio che, pur essendo uniformemente piano fino alla grandezza atomica, presenta dei buchi a mo’ di spugna sotto: le tarlature. In base a questa teoria i buchi neri, proprio perché «fuori del tempo», possono fungere da luoghi d’accesso verso altri universi o dimensioni. Il matematico e fisico Roger Penrose, ampliando le teorie einstaniane, ritiene che tutto ciò che viene «inghiottito» dai buchi neri non cade nella singolarità che quelli costituiscono, ma «ci passa attraverso» per poi essere «spinto via» nella struttura spazio-temporale. Da tutto ciò deriva che i buchi neri possono essere visti come tarlature e lo «spazio» attraversato dalle tarlature, chiamato da Meckelburg super-spazio o iperspazio, comprende tutte le «strutture per ora comprensibili ed intelligibili solo al livello matematico e non nei termini normali della fisica, che stanno al di là del nostro universo quadridimensionale». In questo spazio non c’è né spazio, così come lo conosciamo noi, né tempo: perciò l’uscita può avvenire in qualunque tempo, indipendentemente da quando ha luogo l’entrata, e può avvenire in uno qualunque degli infiniti universi che la concezione del «multiverso» contempla.
Abbiamo già visto come Ivan Sanderson abbia individuato una rete di dodici anomalie magnetiche e gravitazionali (5 nell’emisfero boreale, 5 nell’emisfero australe, oltre ai Poli nord e sud)., che danno luogo ad anomalie magnetiche di tempo e di spazio, ad intervalli di 72° intorno alla Terra, situate al 36° latitudine nord e sud (tra latitudine 30º e 40º); La maggioranza di queste aree attive si estendono verso l’est delle masse continentali, dove le correnti calde dell’oceano, che salgono verso nord, s’incontrano con le correnti fredde che scendono verso sud. Inoltre si tratta di aree in cui le correnti di superficie girano da una parte, mentre le correnti sottomarine si volgono verso un’altra direzione. Le grandi correnti superficiali di marea, scorrendo tangenzialmente ed essendo influenzate da diverse temperature, creano vortici magnetici che pregiudicano le comunicazioni radio, il magnetismo, forse sconvolgono anche la gravità e, in particolari condizioni, possono provocare la scomparsa di mezzi marini ed aerei.
Riguardo all’ipotesi dell’uscita da una tarlatura che può avvenire in qualunque tempo a prova dell’esistenza di altre dimensioni, è interessante ricordare l’episodio dell’ammiraglio Richard Byrd. Byrd intraprese voli sopra i campi magnetici intensificati dei Poli e durante un volo sopra il Polo Sud nel 1929 trasmise un racconto apparentemente inverosimile: disse di essere arrivato, attraverso una luce nebulosa, in un’area di terra verde, con laghi non ghiacciati, e diceva di vedere enormi bestie simili a bisonti, altri animali, ed esseri che sembravano uomini primitivi!… Se nelle dodici zone prima menzionate si formano «buchi dimensionali», o «lacerazioni magnetiche nella cortina del tempo» che permettono il passaggio attraverso tarlature, la visione dell’ammiraglio Byrd fu una sorta di visione di come era il Polo Sud in un’epoca preistorica, in cui il ghiaccio ancora non si era formato e la superficie era ricoperta ancora da una fitta vegetazione (come, in effetti, i recenti studi geologici hanno confermati): l’aereo dell’ammiraglio avrebbe praticamente, per pochi minuti, viaggiato nel tempo, precisamente nel passato remoto del nostro pianeta.
Hawking ha osservato nel 1973 che alcuni buchi neri rilasciano particelle. Il che ci fa dedurre che si sono formati al momento dell’origine dell’universo, non solo con il collasso gravitazionale classico, ma per effetti di meccanica quantistica: teoricamente, ai buchi neri e bianchi dell’universo corrispondono, nel mondo dell’infinitamente piccolo, parliamo di grandezze inferiori a quella dell’atomo, i cosiddetti minibuchi neri e bianchi. Grazie a calcoli fisici sappiamo che un buco nero con massa iniziale pari a 10 volte quella del Sole, ruota attorno al proprio asse 1000 volte al secondo, ha un diametro totale di 60 km e, grazie alla forza centrifuga, presenta nel centro una galleria di circa 600 metri di diametro. Un ipotetico shuttle interdimensionale potrebbe utilizzare questa galleria, viaggiando ad una velocità pari a circa il 60% di quella della luce, così da adeguarsi a quella periferica del buco. Si può ipotizzare di poter «addensare» della materia, cioè aprire una tarlatura. Lo shuttle, quindi, costuirebbe nelle sue immediate vicinanze il minibuco nero che gli permetterà di entrare nell’iperspazio, si collocherà davanti al buco in uno «stato vibratorio ad altissima frequenza», fin quando le vibrazioni lo scuotono facendolo entrare in uno stato interdimensionale in risonanza con l’iperspazio presente all’interno della tarlatura. Una volta raggiunto quello stato o forma, lo shuttle potrà muoversi da una dimensione all’altra e all’uscita dalla tarlatura (o dal minibuco bianco) procedere s ritroso recuperando per mezzo delle vibrazioni il suo stato o la sua forma originari. (Infatti lo stato vibratorio ad altissima frequenza avrà modificato la forma dello shuttle prima che questo entri nella tarlatura, secondo il principio della relatività ristretta della contrazione delle lunghezze e della dilatazione dei tempi).
Siccome le varie dimensioni sono tra loro collegate per mezzo dell’iperspazio ovunque ed in qualunque momento, viaggiare tra le dimensioni significa anche viaggiare attraverso la quarta, cioè il tempo. L’inconveniente di tali teorie è che non prevedono un meccanismo di regolazione talché una volta usciti da una tarlatura non è possibile sapere in quale dimensione si sia giunti.
Riassumendo:
1)Esiste un iperspazio, in cui non esistono tempo e spazio, che può collegare qualunque punto di qualunque dimensione con qualunque altro punto di qualunque altra dimensione;
2)Esistono delle tarlature che, come punti di collegamento, permettono di entrare nell’iperspazio e di riuscirne in un qualunque punto di qualunque dimensione;
3)Siccome nell’iperspazio non c’è tempo, il viaggio dura solo il tempo necessario, cioé un tempo nullo, per andare dalla partenza all’ingresso della tarlatura e dalla sua uscita all’atterraggio;
4)Poiché nell’iperspazio non esistono distanze, nel medesimo tempo (equivalente a zero) è possibile raggiungere qualunque punto, indipendentemente dalla distanza che c’è tra le singole dimensioni;
5)Perciò per mezzo delle tarlature e dell’iperspazio è possibile raggiungere qualunque punto di qualunque dimensione, indipendentemente dalla distanza spaziale o temporale a cui si trova: in pratica è possibile compiere viaggi nel tempo e nello spazio, fin nei posti più remoti dell’universo.
È forse questo il segreto del Triangolo delle Bermuda e delle altre zone «maledette» del pianeta?
Sono queste tarlature le aerovie che permettono agli UFO di arrivare fin sulla terra?
Qualche intelligenza aliena o qualche intelligenza di una civiltà scomparsa sono state o sono in grado di «regolare» le entrate e le uscite attraverso le tarlature?
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