Marina Lučica (^)
La motonave Tiziano, della compagnia Adriatica (rimasta in servizio fino al 1992 e che oggi, dopo la guerra che ha modificato la geografia della Jugolsavia, ha ripreso servizio sulla stessa rotta per la compagnia Jadrolinija con il nome di Ivan Zajc), parte da Pescara il mattino di sabato 17 agosto 1974. Avevamo trascorso la prima parte delle vacanze a Silvi Marina (Teramo), presso l’Hotel Mion, con nonna Armida, zia Margherita e nonna Marcella, e avevamo raggiunto il porto di Pescara (distante 20 km) con il taxi del sig. Pacifici (che ci avrebbe anche atteso al nostro ritorno il mattino del 1 settembre).

Primošten sembra una nave di pietra, con il campanile della chiesetta a mo’ di albero, ancorata fra pittoresche insenature e boschi fra il cui verde ammiccano spiagge e calette. Il centro storico del piccolo paese medievale, infatti, sorge su un promontorio che, in origine, era un isolotto, tant’è che il nome Primošten deriva dal ponte che nel XVI secolo collegava il villaggio alla terraferma (primostiti: collegare con ponte).
Scesi dalla nave e ritirati i bagagli, controllati dai doganieri che li segnano con il gesso, ci si avvia con un pulmino verso l’hotel mentre il sole, già basso sull’orizzonte, comincia a cambiare i suoi raggi di fuoco con più discreti toni di rosato e magenta.
L’ingresso dell’hotel Marina Lučica è al livello della strada, mentre le stanze – divise in due corpi di bungalow unite da un tunnel a vetrata - sono costruite sulle pendici di una collinetta che declina verso la spiaggia. Gli ascensori, infatti, scendono per raggiungere i vari piani delle stanze. La hall è lunga e su una parete a sinistra, ove si apre anche l’andito al ristorante, c’è una gigantografia di una nave traghetto che, se ben ricordo, dev’essere proprio la nostra Tiziano. Tra i bungalow corrono vialetti, impregnati dalla particolare terra ocra, ai cui bordi si trovano lampioni bassi da giardino che sembrano UFO: forma a Z e cappello a fungo. Nella terra rossa crescono alberi di fico e piante di lavanda e rosmarino che regalano il loro aroma a tutto l’ambiente amalgamandosi con il profumo della pineta circostante.
Mio padre si affretta a prendere la macchina fotografica e, appoggiatala alla ringhiera del balcone per evitare il «mosso» che il tempo di posa lungo necessario per la scarsa luce potrebbe provocare, scatta due diapositive che rimarranno impresse nel cuore e nella memoria per il futuro, proprio come quell’odore di salvia e rosmarino e quella terra rossa, come quel silenzio e quell’acqua di cristallo…

a ricordi,
affilati
quanto più diafani
li vorrebbe
il tempo,
trafitta
la memoria
dai sussurri
del mare,
su ciottoli
ignari del trascorrere,
tutt'uno con il cielo
nell'ora
che precede la notte.
Mi pervade
l'aroma di lavanda
tinge
i miei passi
terra rossa
sul cammino
che nel verde
conduce al porticciolo
scoperto ancora
con gli occhi umidi
di stupore infantile
mentre contro il sole
scompare
sull'acqua
il vecchio legno
tossicchiando
inghiottito
dalle prime luci
d'un sogno
lontano

(^)versi scritti ricordando il panorama di Primosten (ex-Jugoslavia, ora Croazia) in cui ho trascorso le mie prime vacanze all'estero nell'agosto 1974.
Le foto:
Due bellissime immagini scattate da papà dalla finestra della nostra stanza presso l'hotel Marina Lučica, appena dopo il nostro arrivo a Primosten a bordo della motonave Tiziano, ancorata presso il suggestivo porticciolo [17 agosto 1974].
*
Panoramica di Primosten con evidenziati:
Hotel Marina Lučica
Spiaggia antistante l'hotel
Molo di attracco della motonave Tiziano da dove partiva la piccola motobarca per raggiungere il centro storico
Percorso della passeggiata pomeridiana per raggiungere il suddetto molo (che ha ispirato i versi)
Molo d'attracco presso il centro storico
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